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mercoledì 20 luglio 2011

Caldo: nel bidone un frutto su quattro. Il decalogo anti-sprechi


Nel percorso dal campo alla tavola, con le alte temperature, fino al 25 per cento di frutta e verdura rischia di finire nella spazzatura. È quanto stima la Coldiretti che ha elaborato un vademecum in dieci punti con i consigli da seguire per mantenere la freschezza degli alimenti ed evitare gli sprechi.

di Coldiretti - 18 Luglio 2011

frutta verdura
Nel percorso dal campo alla tavola, con le alte temperature, fino al 25 per cento di frutta e verdura rischia di finire nella spazzatura
Con le alte temperature volano gli acquisti di frutta e verdura fresche ma si verificano anche maggiori problemi nella conservazione con fino al 25 per cento che rischia di finire nel bidone per l'eccessiva maturazione, nel percorso dal campo alla tavola. È quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che si tratta di perdite che rischiano di rendere salato il conto del grande caldo per le famiglie in aggiunta a gelati, acqua e spese energetiche per ventilatori e condizionatori.
E allora se un frutto su quattro rischia di essere sprecato, per ottimizzare la spesa e non buttare via niente, la Coldiretti ha elaborato un vademecum in dieci punti con i consigli da seguire per mantenere la freschezza della frutta e verdura acquistata dal banco del rivenditore fino alla tavola dei consumatori.
Nel punto di vendita - sostiene la Coldiretti – occorre:
1) effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo;
2) scegliere i frutti con il giusto grado di maturazione, non appassiti, con aspetto turgido e non eccessivamente necrotizzati nei punti di taglio;
3) verificare l'etichettatura e preferire le produzioni e le varietà locali da acquistare direttamente dai produttori o nei mercati degli agricoltori di campagna amica che non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto durano di più;
4) preferire varietà di stagione che hanno tempi di maturazione naturali;
5) prediligere, compatibilmente con le esigenze, frutti interi (esempio cocomero) che si conservano più a lungo.
Per quanto riguarda il trasporto - sottolinea la Coldiretti - è bene
6) fare la spesa poco prima di recarsi a casa ed evitare di lasciare troppo a lungo la frutta e verdura dove il sole e le alte temperature favoriscono i processi di maturazione
7) è opportuno nel caso di trasferimento con auto climatizzata riporre i prodotti nel sedile posteriore piuttosto che nel bagagliaio, ma occorre anche
8) mantenere separate le confezioni delle diverse varietà di frutta e verdura acquistate che vanno riposte in contenitori di carta piuttosto che in buste di plastica.
È importante seguire alcuni piccoli accorgimenti anche tra le mura domestiche dove, sostiene la Coldiretti
9) Bisogna mantenere separata la frutta e verdura che si intende consumare a breve da quella che si intende conservare più a lungo: la prima può essere messa in un portafrutta al buio eventualmente coperta da un tovagliolo e comunque lontano dai raggi del sole, mentre la seconda va posta in frigorifero, ma lontano dalle pareti refrigeranti.
10) In ogni caso è opportuno che la frutta venga posta stesa sul contenitore per evitare ammaccature e sviluppo di marcescenze.
Con l'arrivo del caldo consumare frutta e verdura fresca, fonte di vitamine, sali minerali e liquidi preziosi, è importante - afferma la Coldiretti - per mantenere l'organismo in efficienza e combattere il rischio di colpi di calore. Si stima - continua la Coldiretti - che siano oltre 20 milioni gli italiani che si difendono dal caldo mangiando sempre frutta fresca sia a pranzo che a cena mentre sono solo un milione quelli che non la mangiano mai durante il giorno nonostante le alte temperature.
In molti - sottolinea la Coldiretti - hanno seguito le indicazioni del Ministero della Salute che per combattere le ondate di calore suggerisce di mangiare molta frutta fresca che contiene fino al 90 per cento di acqua. Il miglior modo per combattere il caldo e l'eccessiva sudorazione è quello - continua la Coldiretti - dimangiare cibi rinfrescanti, ricchi di vitamine e sali minerali indispensabili per non affaticare troppo l'organismo come la frutta e verdura di stagione che aiuta a sconfiggere l'afa di questi giorni e assicura un pieno di salute.
A favorire gli acquisti è anche - conclude la Coldiretti - l’apertura straordinaria dei mercati degli agricoltori per consentire l’acquisto di frutta e verdura di stagione di qualità al giusto prezzo per aiutare a fronteggiare il rischio di colpi di calore soprattutto per gli anziani.

martedì 5 luglio 2011

Agricoltura, il 63 % dei campi coltivati sono in mano all' 8 % delle aziende

DATI ISTAT


In dieci anni le imprese agricole sono diminuite del 32,2 %, perdendo 800 mila aziende. La metà delle esistenti sono concentrate in cinque regioni. Cresce la quota "rosa". Duro commento dell'Aiab (agricoltura biologica): "Si sono persi un milione e mezzo di ettari, un vero e proprio smantellamento..."

ROMA - In dieci anni le aziende agricole operanti in Italia sono diminuite del 32,2%, attestandosi a 1.630.420 unità rispetto alle precedenti 2.405.453. Lo rileva il sesto censimento dell'agricoltura dell'Istat sui dati raccolti nel 2010 in raffronto al precedente rilevamento del 2000. Il calo riguarda le piccole aziende, difatti è contemporaneamente cresciuta nel decennio la dimensione media aziendale, passando da 5,5 ettari a 7,9 ettari (+44,4%) e  quindi la superficie coltivata scende solo del 2,3%.

Oltre la metà delle aziende è concentrata in cinque regioni: in testa la Puglia con oltre 275mila, seguita dalla Sicilia (219mila), Calabria (138mila), Campania (137mila) e Veneto (121mila). In queste regioni opera il 54,6% delle aziende agricole italiane.

In crescita la 'quota' rosà dell'imprenditoria agricola. Passa dal 30,4% al 33,3%. Da sottolineare, infine, che la diminuzione nel decennio delle aziende a conduzione femminile è minore rispetto alla flessione registrata da quelle a conduzione maschile (-29,6% contro -38,6%).

Il dato complessivo che ne emerge, evidenzia Giandomenico Consalvo, della giunta di Confagricoltura, è che "L'8% delle imprese agricole gestisce il 63% dei terreni coltivabili". Si consolida così la "minoranza trainante". Infatti la concentrazione produttiva negli ultimi dieci anni ha fatto sì che "132 mila aziende.

Dai dati Istat emerge - ha sottolineato Consalvo - che dal 2000 al 2010 sono scomparse

800 mila imprese (-32%, da 2,4 milioni di aziende a 1,6 milioni) e la dimensione media aziendale è ora di 7,9 ettari  (+44%, era di 5,5 ).
Per Andrea Ferrante, presidente nazionale dell'Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica (AIAB), "Il quadro che emerge dai dati provvisori del 6° Censimento generale dell'agricoltura fotografa tendenze da tempo in atto nel settore, ma stupisce per la loro entità e ci restituisce un'istantanea dell'agricoltura italiana a dir poco preoccupante. Siamo di fronte a una pesante perdita della superficie agricola utilizzata pari a 300 mila ettari, a una perdita di superficie aziendale totale di un milione e mezzo di ettari, nonché in presenza di una gravissima perdita del numero delle aziende, che negli ultimi dieci anni si sono ridotte di circa un terzo. Numeri che non denunciano solo una radicale ristrutturazione del settore primario, ma che puntano il dito verso un vero e proprio abbandono delle zone rurali, verso una erosione di terre fertili per un mal concepito uso del suolo e, soprattutto, verso una politica incapace di investire nell'agricoltura e nella preziosa opera di presidio del territorio che le aziende agricole offrono alla collettività. Sul fronte dell'abbandono del territorio la situazione è particolarmente grave in regioni come la Liguria, la Valle d'Aosta e il Friuli Venezia Giulia  -  caratterizzate da una grande vulnerabilità idrogeologica, dove la presenza di tessuto agricolo è fondamentale - che negli ultimi dieci anni hanno visto rispettivamente una contrazione delle aziende del 46,1; del 41,2 e del 33%.".

"Se possibile - prosegue Ferrante  -  la situazione è ancor più grave per la zootecnia. Con un crollo delle aziende dedite all'allevamento di quasi il 70% tra il 2000 e il 2010, i dati ISTAT testimoniano di un vero e proprio smantellamento dell'agricoltura mista che coniuga virtuosamente allevamento e coltivazione e di una sua sostituzione con un sistema basato su allevamenti intensivi e industrializzati e a forte concentrazione territoriale. Sistema che non solo crea problemi per la gestione dei reflui rivelandosi ambientalmente insostenibile, ma che non regge neanche dal punto di vista economico. Proprio il settore zootecnico, infatti, è il più indebitato dell'intero comparto agroalimentare nazionale".
(05 luglio 2011)


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