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lunedì 14 novembre 2011

Biogas !

(01.07.11) La corsa al biogas pseudo-agricolo - incentivato da norme scriteriate dettate dalle lobbies - sta procedendo ad alta velocità. Grazie alle procedure ultrafacilitate per le autorizzazioni e alla natura di 'pubblica utilità' (sic) degli impianti. Sgonfiamola in tempo!

Seguire l'esempio di Slow Food cremonese

di Michele Corti
A Cremona la corsa degli speculatori al biogas 'pseudo-agricolo' ha già portato a sottrarre all'agricoltura il 25% delle superfici agricole (tenendo conto degli impianti in funzione e in cantiere). Slow Food non ci sta. Intanto anche la provincia di Bologna vuole una moratoria.
Nello scorso maggio la condotta cremonese di Slow Food, con una presa di posizione coraggiosa, ha lanciato un appello (pubblicato in fondo alla pagina) contro la proliferazione delle centrali 'agricole' a biogas. Si tratta impianti di grande potenza (1 MW) gestiti in qualche caso da agricoltori che vogliono trasformarsi in speculatori ma, in prevalenza, da società create ad hoc per buttarsi a capofitto nel business delle rinnovabili 'pseudo-agricole' attratte dalle generose rendite garantite da norme (nazionali) insensate.  Solo degli sprovveduti possono ritenere a favore  dell'agricoltura impianti di 1MW di potenza che 'divorano' decine di migliaia di tonnellate di biomasse 'vergini' ottenute da colture 'bioenergetiche' sostitutive di coltivazioni alimentari e foraggere. Purtroppo, nonostante i pesanti impatti provocati da questi impianti, sono ancora pochi quelli che osano gridare a gran voce che "il re è nudo": che  di 'bio' c'è solo l'abuso di un suffisso, che il biogas 'agricolo' è quanto di più anti-ecologico e anti-agricolo si possa immaginare.

Slow Food cremonese ha aperto la via

Va dato  quindi merito a Slow Food cremonese di aver saputo sfidare i tabù di uno pseudo-ambientalismo che, in omaggio al mito delle 'rinnovabili', ha sinora inibito chiare prese di posizione e azioni efficaci contro il biogas selvaggio. Solo gli Amici della terra nell'ambito della galassia ambientalista si sono pronunciati sinora contro questa piaga. La loro presa di posizione, e l'iniziativa di Slow Food a Cremona, dimostrano , se ce ne fosse bisogno, che l'ambientalismo autentico è quello che non perde di vista i valori della terra, dlel'alimentazione, dell'uomo. L'unico ecologismo è quello contadino, dice Vandana Shiva.
Putroppo, però, si chiude la stalla quando i buoi sono già in buona misura scappati. Nel caso delle centrali a biogas, infatti, il governo - in assenza di un movimento di protesta agguerrito come nel caso di quello contro il fotovoltaico a terra - ha ben pensato di rigettare le richieste, avanzate da più parti, tendenti a fissare una riduzione del limite di potenza delle centrali 'agricole' e ad imporre un vincolo alla percentuale di superfici agricole aziendali destinabili alle bioenergie.
Siamo ancora in tempo, però, per bloccare l'ulteriore espansione del biogas.  A Cremona, ormai siamo arrivati al numero stratosferico di 125 centrali (comprese quelle in itinere), un numero che comporta la sottrazione del 25% della SAU (superficie agricola utilizzata) provinciale. Ma altrove la 'curva' della corsa a biogas è ancora nella fase ascendente e si può intervenire con una moratoria, con l'emanazione da parte di Linee Guida da parte delle regioni. Il problema vale per le provincie 'calde' come Lodi, Brescia, Bergamo, Padova, Bologna ma anche per il Piemonte e persino per il centro-Italia.


Si mina ulteriormente l'autosufficienza alimentare in nome di una produzione energetica netta modesta

Molti, finalmente, capiscono che il biogas è un tranello mortale per l'agricoltura, con conseguenze deleterie in termini economici ed agronomici. Messe in ginocchio per l'aumento dei costi e l'impossibilità di espansione con lo strumento dell'affitto molte aziende zootecniche saranno costrette a cedere. Non è escluso che i fallimenti consentano agli speculatori e agli interessi finanziari alle loro spalle  di 'mettere la mani' sulla terra, di accaparrarsi una risorse che nel futuro sarà sempre più preziosa. Il biogas va nel senso opposto all'esigenza strategica di rafforzare l'autosufficienza e la sovranità alimentare. Da questo punto di vista i politici che avallano questa corsa si assumono pesantissime responsabilità. È sotto gli occhi di tutti come la Cina (ma non solo) si stia accaparrando i terreni agricoli in Africa, quelli che gli europei non hanno voluto o saputo far fruttare presi dalla smania delle piantagioni coloniali. In futuro l'Europa si troverà in un quadro d competizione mondiale che la costringerà a tornare a fare affidamento sulle proprie risorse alimentari. Sarà presto un ricordo l'era dell'imprt a basso costo di materie prime agricole e di mangimi.

Danni alla fertilità dei terreni a lungo termine

È irresponsabile vincolare per 15-20 anni così tante superfici pregiate per alimentare dei digestori che in termini energetici hanno una resa energetica netta molto bassa (che si azzera se si aggiungono al digestore anaerobico impianti di abbattimento dei nitrati e/o di defosforilazione). Irresponsabile anche perché il biogas induce un aumento della coltivazione in monosucuccessione (monocoltura) con tutte le conseguenze negative che questo cmporta in termini di fertilità, maggiore resistenza di malerbe e avversità delle piante. In più il biogas comporta il mancato apporto di sostanza organica (che viene 'bruciata' nei digestori) e l'accumulo nel terreno di elementi che si concentrano nei digestati e che possono determinare squilibri nell'assorbimento dei nutrienti da parte delle piante e persino rischi di fitotossicità (metalli pesanti). Da rilevare che il fenomeno del mancato apporto di sostanza organica al terreno sarà acuito dalla crisi della zootecnia. Oggi si considera la sostanza organica, il carbonio e l'azoto degli effluenti zootecnici una maledizione, un rifiuto. Domani ce ne pentiremo amaramente.


Appello a tutti coloro che hanno a cuore l'agricoltura

Di fronte alle crescenti proteste degli abitanti di frazioni ammorbate dalla puzza delle centrali nella bassa bolognese anche il Consiglio provinciale di Bologna ha adottato un ordine del giorno che chiede alla regione Emilia-Romagna una moratoria per tutte le nuove centrali a biomasse. Insieme alla presa di posizione di Slow Food la nuova richiesta di moratoria che viene da Bologna deve indurre associazioni, comitati, organizzazioni agricole a chiedere una moratoria generalizzata delle grosse centrali a Biogas in attesa di nuove regole che frenino la speculazione e limitino severamente la destinazione delle superfici agricole all'alimentazione dei digestori. No ci si attende certo che Confagricoltura, parte organica delle lobbies agroenergetiche, si schieri contro un business che vede in prima fila società ad essa associate. Ci si attende, invece, che Coldiretti e Cia sappiano sperare le remore costituite dall'implicazione nel business di loro soci (magari solo in quanto concedebnti di terreni alle società che gfestiscono le centrali). Sugli Ogm hanno preso una posizione netta; non si vede perché non debbano farlo anche per le centrali a biogas gestite da società speculative che appartengono alla identica logica degli Ogm e rappresentano una minaccia molto più concreta.



fonte:  Ruralpini   01.07.2011


giovedì 10 novembre 2011

I responsabili della tragedia delle Cinque terre siamo noi


Amministratori, cittadini, elettori: la colpa è nostra, non dei cambiamenti climatici

di Mauro Galliano
Mauro Galliano è assessore nel Comune di Sant’Ambrogio di Torino (in valle di Susa). Un piccolo Comune di 8,59 km2, con 4.843 abitanti. Il 26 ottobre ha indirizzato una lettera aperta al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per rispondere ad alcune affermazioni del Capo dello Stato in merito all'alluvione che ha colpito lo spezzino e la Lunigiana, causando morte e distruzione. La riportiamo integralmente.
Egregio signor presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
sono un amministratore comunale di un piccolo paese all'imbocco della Valle di Susa in Piemonte e le scrivo in merito alle sue dichiarazioni che ho avuto modo di leggere in merito alla disastrosa alluvione che ha colpito il levante ligure e la lunigiana. Lei attribuisce i morti ai cambiamenti climatici. Purtroppo non sono d’accordo con Lei.
Il responsabile di quella tragedia sono io: amministratore, cittadino italiano nonché elettore.
Sono io amministratore quando sono costretto ad ampliare le aree edificabili e quindi a cementificare il territorio che non è più in grado di assorbire l’ acqua piovana che così “scivola” altrove, per poter incassare oneri di urbanizzazione e quindi mantenere sano il bilancio del Comune. Quando non so urlare abbastanza la mia rabbia per i soldi che mancano per le piccole cose: mantenere puliti i canali, i torrenti di montagna, mettere in sicurezza gli argini, monitorare le frane ma che miracolosamente piovono dal cielo per le grandi, grandissime opere. Quando imploro l’aiuto dei volontari della Protezione civile che sostituiscono le gravi lacune delle Istituzioni pubbliche anziché pretendere con ancora maggior forza (se mai fosse possibile) i fondi necessari.
Quando i fondi me li procuro, ma con gli oneri di urbanizzazione creando così un circolo viziato senza fine.

Sono io cittadino italiano quando per pigrizia, disinformazione, troppa fiducia nei miei rappresentanti evito la partecipazione diretta, la cittadinanza attiva e lascio che presunte “scelte strategiche” quali Tav, ponte sullo stretto, rigassificatori, inceneritori sottraggano denaro alla manutenzione del territorio, delle sponde dei fiumi, alla messa in sicurezza delle scuole, alle energie alternative, tutte cose che creerebbero moltissimi posti di lavoro immediati e diffusi su tutto il territorio nazionale, ma soprattutto controllabili dagli enti locali e non fagocitati dalle scatole cinesi del general contractor o peggio dalla criminalità organizzata. Quando non faccio sentire la mia voce, quando resto a casa perché macinare km in un corteo è faticoso, rischioso o peggio sconsigliato a parteciparvi dagli stessi politici (se non sono stati loro a organizzarlo e promuoverlo!) o peggio ancora perché minacciato di essere “radiato” dal mio partito di riferimento se vi partecipo.

Sono io elettore, il responsabile, quando non vigilo sull’ operato degli eletti, non li stimolo,controllo, quando dopo aver espresso il mio voto delego ad altri in toto e mi allontano per 5 anni (o quanto dura la legislatura) dalla cosa pubblica, dalla vita associativa, dal volontariato.
Quando mi lascio: abbindolare dai media e fatico a farmi una mia opinione, terrorizzare dal voto utile (per non lasciare il paese in mano alle destre dicono gli uni o alle sinistre dicono gli altri), ingannare dagli apparentamenti di coloro che parenti stretti non potranno mai esserlo.
Quando non mi accorgo che miliardi di euro vengono impegnati e promessi nei programmi elettorali per l’ acquisto di aerei da combattimento (ma l’ Italia non ripudia la guerra?) o per un inutile buco in valle di Susa mentre una dopo l’altra le regioni italiane si sgretolano sotto frane, alluvioni, terremoti (non sempre così intensi rispetto ai danni arrecati anche agli edifici pubblici che dovrebbero essere i più sicuri).
In una democrazia “imperfetta” quale la nostra, la responsabilità è sempre mia, cioè di tutti i cittadini che liberamente e senza condizionamenti dovrebbero scegliere il meglio. Secondo me i cambiamenti climatici, purtroppo, non c’entrano o c’entrano poco.
Non so se questa lettera giungerà a destinazione, sicuramente arriverà nelle mani di chi la giudicherà inopportuna, infarcita di demagogia e populismo sostenendo che il Presidente della Repubblica ha sempre ragione. Io posso solo immaginare i motivi profondi della sua dichiarazione in cui cita i cambiamenti climatici come responsabili della disastrosa ultima alluvione. In questo caso è da ringraziare, per la sua prudenza e grande senso di responsabilità.
La saluto cordialmente,
Mauro Galliano

Sant’Ambrogio di Torino, 26 ottobre 2011

martedì 1 novembre 2011

Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori

 Il resoconto (VIDEO) della giornata

Vi proponiamo il resoconto integrale del primo incontro nazionale svoltosi sabato 29 ottobre a Cassinetta di Lugagnano (Mi) che ha segnato la nascita del Forum Nazionale "Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori" attraverso un’assemblea plenaria che ha visto la partecipazione di centinaia di rappresentanti di associazioni e comitati locali provenienti da 17 regioni.




clicca qui PER VEDERE I VIDEO !!!! 


Fonte: il Cambiamento dal virtuale al reale