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martedì 4 luglio 2017

Accoglienza positiva: da migranti alla cucina di strada


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Certo, con un piatto non si abbatte un muro, tanto più se quel muro ha la solidità del pregiudizio e della discriminazione, conscia o inconscia che sia. Però se il piatto è ricco di sapori, tradizioni, vita vissuta può senz’altro scheggiare quel muro, creparlo. Ed è l’inizio della nostra storia.
         Una Ape-car dedicata con friggitrice e piccola cucina mobile, un motto che è insieme simbolo e obiettivo – Tira il piatto contro il muro –: in collaborazione con Food and Colors di Milena Colombo e Susy Iovieno, veterana dei volontari che da anni si occupano di migranti, già responsabile del mezzanino alla Stazione Centrale. Ai fornelli una coppia di siriani rifugiati politici arrivati in Italia grazie ai corridoi umanitari che come sappiamo sono gestiti dalla Diaconia Valdese, progetto frutto della collaborazione ecumenica fra cristiani e protestanti (Comunità di Sant'Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, Chiese Valdesi e metodiste). E poi ragazze e ragazzi a dare una mano, e una parte dei ricavi devoluti alle associazioni che si occupano di accoglienza.
Una vicenda esemplare tutta milanese nata nella testa di Michela Jesurum quando il Comune di Milano iniziò a mostrare all’Italia come ci si comporta con chi scappa dalla guerra e dalla fame.

 Così Tira il piatto contro il muro vuole dimostrare quante strade possa imboccare il processo di integrazione. Dallo street food dell’Ape (immaginatela in un cortile di Milano o in un parco) all’eccellente servizio di catering che ormai da tempo “lancia” cuochi migranti applauditi a cene, feste, eventi. L’Ape di Tira il piatto contro il muro offre i sapori e gli odori mediterranei dei falafel, dei fagottini fritti con formaggio e verdura, dello hummus, della crema di melanzane con tahina, del tabulè. E soprattutto vuole far vedere come accoglienza e integrazione possano costruire insieme a noi nuovi modelli di business legati al welfare e al sociale, alla perenne ricerca di collaborazione tra privato e pubblico, sotto la guida di Michela, da anni all’avanguardia in questo virtuoso connubio. Ancora una sfida dunque, legata alle differenti culture, cominciando, appunto, da quelle che riguardano il cibo. Guardando al palato ma anche al cuore, ai nostri valori e allo sviluppo economico di chi sceglie il nostro Paese per tentare una esistenza migliore.

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